martedì 20 novembre 2012

THE SOUND OF SILENCE


(10 aprile 2012)

Si guardarono a lungo, intensamente.  Le sembrò che in quell’unico, irripetibile, minuscolo ed infinito istante, il mondo stesse contemporaneamente finendo ed iniziando, e le stagioni rincorrendosi, senza senso, senza sosta, senza differenza di colori. Senza più dolore. In un’unica esplosione di luce, calda tenera ed immensa Luce.

Il cuore le batteva forte, ma non lo sentiva. Le parve di perdersi, di staccarsi dal mondo intero. Le sembrò di riprendere a respirare solo quando allungò la mano tremante ed incerta, ma desiderosa, verso il suo piccolo corpicino roseo, che se ne stava appiccicoso e umido sul suo ventre di madre.
Suo figlio. Finalmente.
Era lì, ed era vero. Era proprio come lo aveva sempre immaginato.
- Il mio bambino… - continuava a ripetere sottovoce, quasi un mantra, un sussurro delicato ed impercettibile. Una preghiera, o forse una coperta ricamata di mille parole che restano nella mente e nel cuore, perché la voce non potrebbe sostenerle. Una protezione che lentamente stendeva inconsapevole su quel loro primo emozionante incontro.
Poi si girò verso suo marito. Incontrò i suoi occhi carichi di lacrime e piansero insieme, senza smettere di guardarsi. Un pianto carico di qualsiasi cosa, erano lacrime che parlavano. Sembravano quasi ridere, nello stesso momento.
Davanti a loro, l’ostetrica prestava delicata attenzione alla scena, facendo il minimo rumore possibile per non disturbare. Non era certo la prima volta che assisteva al miracolo della vita, e chissà quanti altri cuccioli avrebbe accolto tra le sue mani, ma le piaceva ogni volta godersi quel momento, sbirciare con affetto i primi sguardi del nuovo arrivato e dei suoi genitori, rispettando a modo suo la sacralità che la nascita, qualsiasi nascita porta con sè.
L’energia che riempiva la stanza sembrava cancellare il silenzio rotto di tanto in tanto dai singhiozzi di quella giovane coppia. A voce non sapevano cosa dirsi. Forse avevano esaurito le parole, o forse non sarebbero mai stati adulti abbastanza per trovarne di adatte. Cosa si dice, in un momento così?

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